Tornare al bello delle cose

 

“Lo Yoga è un dono inestimabile dell’antica tradizione indiana. Questa tradizione ha 5000 anni. Incarna l’unità di mente e corpo; pensiero e azione; autodisciplina e realizzazione; armonia fra uomo e natura; un approccio olistico alla salute e al benessere. Il suo fine non è l’esercizio fisico bensì la scoperta di un  senso di unità con se stessi, con il mondo e con la natura. Cambiando il nostro stile di vita e creando consapevolezza, lo Yoga può aiutarci a vivere bene. Lavoriamo dunque all’adozione di una Giornata Internazionale dello Yoga”.

In ritardo ma piena di entusiasmo e gioia, ancora risuono dei postumi di una “sbronza di energia e calore” di una giornata splendida che impiegherò tempo, fortunatamente, a smaltire.

Dall’anno scorso per lo Yoga il 21 giugno è diventata una giornata importantissima, un giorno in cui riunirsi, avvicinare i cuori in una condivisione planetaria sotto l’auspicio di un così importante fenomeno astrale: il giorno del solstizio d’estate è stato scelto infatti come Giornata Universale dello Yoga. Nello Yoga il Solstizio d’Estate segna, secondo il calendario indù, il passaggio a Dakshinayana, periodo di sei mesi compreso tra il 21 giugno e il Solstizio d’Inverno, periodo ideale per purificare il proprio corpo e anche per cambiare qualcosa nella propria vita al fine di migliorarla.  Nella tradizione antica sembra che il dio Shiva, responsabile della rivelazione della scienza dello Yoga, abbia iniziato la trasmissione dei propri insegnamenti proprio nel giorno del Solstizio d’Estate.

L’idea di creare una giornata mondiale dedicata a questa disciplina olistica veniva sostenuta, da tempo, dall’India; la svolta è avvenuta nel dicembre 2014, quando il Primo Ministro indiano Narendra Modi è riuscito ad ottenere l’adozione di questa Risoluzione sull’International Day of Yoga, appoggiata da 175 nazioni. Lo Yoga è stato definito ufficialmente come un dono inestimabile dell’antica tradizione indiana e la sua pratica incarna l’unità di mente e corpo, pensiero e azione, moderazione e appagamento, armonia tra uomo e natura, e l’unione tra il singolo individuo e l’infinito. Proprio l’unione con il tutto, con il Pianeta e l’universo, dovrebbe spingere l’uomo ad un maggior rispetto di tutto ciò che lo circonda.

La convenzione si è trasformata subito in una magia, quando milioni di persone già l’anno scorso si sono ritrovate in tutto il mondo a praticare con la sensazione di partecipare tutti insieme, condividendo il medesimo sentimento, alla realizzazione dello stesso sogno. Un atto rivoluzionario questo, una vera RIBELLIONE che ha ricordato a tutti il desiderio di “re-bellere”, nella traduzione coniata da Bergozoni del ritornare al bello, all’idea utopistica (ma anche no) secondo la quale tutti gli esseri umani possono cooperare uniti per il bene e l’armonia del pianeta.

“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene,
Dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere.
Le mie opere/foto/azioni erano una prova che questo mondo può esistere” sosteneva Doisneau. E questa frase, esattamente come le sue foto in bianco e nero mi emoziona e mi risuona. Questo hanno rappresentato per me l’International Yoga Day di  ieri al Parco Urbano e la possibilità di realizzarlo insieme agli altri organizzatori che hanno fatto molto più di me perchè avvenisse: esprimere, riunendoci tra scuole, praticanti e curiosi, il desiderio di un mondo dove sentirci bene, dove le persone siano gentili e dove trovare il rispetto e la tenerezza che ognuno di noi spera di ricevere. Nessun bisogno di mostrare i “muscoli yogici”, nessuno spirito competitivo specie tra le scuole di yoga, ma piuttosto un momento in cui riscoprire una coscienza collettiva  e il suo enorme potere di cambiare le cose e guarire dalla confusione  e dalla malattia che ci impedisce spesso di discernere cosa è meglio per tutti noi.

E allora RIBELLIAMOCI, torniamo al bello delle cose, costruiamo noi il bello della vita: nessuno può rinchiudere un’anima e impedirci di sognare, nessuno può dire che il nostro sogno sia un’utopia se non noi stessi. E se sogniamo insieme agendo quotidianamente tutto è possibile. Come diceva il Maestro Mahatma Gandhi, “dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere” : tutti insieme saremo ancora più forti nel realizzarlo. Tutto sta a partire e a desiderarlo veramente: è finito il tempo di “sperare” di vederlo , meglio iniziare a riunirci e muoverci insieme , fisicamente ed energeticamente, affinché possa realizzarsi.

Namaste

Elisa

 

 

Robert-Doisneau-Photography-6 download (2)