Il mondo a testa in giù

 

il fine della vita è progredire spiritualmente [..] bisogna allora continuamente [..] distruggere nella nostra coscienza ciò che deve lasciare il posto a quello che lo sostituirà, non si può mettere niente in un vaso già pieno”.

J. Herbert

Arrivata in India, senza nessun programma o meta certa come al solito, praticante alle prime armi con  la mia lezione settimanale o poco più, la prima cosa che faccio è cercarmi una scuola di yoga, cosa non sempre facile se si è fuori dalle mete “yogiche” che si raggiungono dall’estero con lo scopo di praticare Yoga nel suo paese d’origine. Ricordo un insegnante “anzianotto”, con la sua barba bianca e il viso magro e segnato (abbastanza comune direi in India!); sul roof di un albergo insieme a turisti occidentali vagabondi come me che erano venuti a prendersi una lezione di passaggio, tutti ad aspettare silenziosi e rispettosi le parole del maestro (come dev’essere prima di una lezione appena si comprende il valore di quello che si sta facendo).

E lui dice solamente questo: Sirsasana.

Sirsasana?????

Ecco, vi spiego. Sirsasana è il nome della posizione o asana “a testa in giù”, posizione regale dello yoga, classicamente definita come “posizione capace di sconfiggere il tempo, i segni dell’invecchiamento e la morte”. Ora aldilà dei benefici fisici oggettivi che la postura procura e che non sto ad elencarvi, aldilà delle modalità di esecuzione che non ha senso spiegare in un blog, è interessante riflettere sul fatto che in India una posizione che in occidente viene inevitabilmente insegnata con grandi cautele e dopo diverso tempo, viene fatta praticare come prima posizione, prima di tutte a tutti.

In India Yoga non è una considerata una “ginnastica posturale”, non è praticata per alleviare il mal di schiena, per espandere il torace o migliorare la postura… tutto questo avviene si, ma come effetto secondario. Quello che lo Yoga ricerca è una trasformazione mentale, un cambio di prospettiva, una nuova visione della realtà che ci porti a sconfiggere le nostre rigidità, a bruciare i nostri terrificanti giudizi, a sacrificare il nostro gigante ego, ad eliminare le tossine dei nostri pensieri circolari, ad affrontare la nostra paura di cadere!

E allora quale “asana” meglio di Sirsasana può raccontarci tutto questo sradicandoci dalla posizione eretta conquista con tanta fatica dall’uomo nei millenni e tra l’altro non ancora perfezionata?

Quale posizione migliore di questa che, capovolgendoci, porta il cuore sopra la testa, la ragione al servizio dell’abbandono e dell’affidarsi a qualcosa di superiore, di più grande e incontenibile nella nostra mente squadrata e limitata?

Auguro ad ogni praticante di concedersi la possibilità, un giorno, di sperimentare questa emozione, almeno tentando la posizione o ritenendola possibile, con atteggiamento spirituale, coraggioso ed aperto, Auguro a tutti, praticanti e non e in primis a me stessa, di concedersi la possibilità di cambiare radicalmente il proprio orientamento personale, di capovolgere ogni tanto le proprie idee e accorgersi che in questa prospettiva c’è un mondo nuovo che ci attende: nuovi piani di coscienza, sensazioni e sentimenti inesplorati talvolta sfiorati ma troppo spesso, purtroppo, abbandonati!

Namaste

Elisa